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L’edificio, il cui prospetto non venne mai ultimato, costruito tra la fine del secolo XV e gli inizi del successivo, propone i consueti caratteri del tardo gotico catalano: aula scandita in campate da archi acuti trasversali e presbiterio coperto da volta a crociera. Sulla parete di fondo una nicchia centinata ospita il simulacro del santo titolare. Riconducibile all'impianto originario è l'acquasantiera posta a sinistra dell'ingresso. La pila è sostenuta da una base tronco piramidale che regge il fusto ornato da una decorazione a matassa e da bacellature, e che si rastrema fino a uno stretto collarino da cui comincia ad allargarsi fino all'innesto del bacile. All'esterno quest'ultimo presenta una decorazione che richiama le composizioni ad ovuli e palmette di tradizione antica. All'interno del bacile si trovano scolpiti ad alto rilievo quattro grossi pesci, sparsi disordinatamente. Successivamente, secolo XVII, all'originario corpo di fabbrica venne aggiunta una cappella laterale con volta “a botte”. In essa sono custoditi i simulacri che in occasione dei riti religiosi della Settimana Santa vengono portati in processione.
Questo oratorio dedicato all'arcangelo Michele venne edificato, infatti, per iniziativa della Confraternita del Santo Monte sotto l'invocazione ed il titolo della SS. Vergine della Pietà. Questa istituzione religiosa che venne eretta ad Arciconfraternita con breve pontificio del 16 novembre 1616, annovera del resto, sin dalle origini, tra i suoi scopi e le sue finalità quelle di esercitare opere di misericordia corporale e di misericordia spirituale. Queste due attività si realizzarono concretamente nell'assistenza che i confratelli offrivano ai condannati a morte e nell'organizzazione dei riti della Settimana Santa. Questi ultimi riti si compiono ancor oggi e in occasione della Settimana Santa l'oratorio di san Michele diviene il centro della vita religiosa cittadina. Da qui partono le suggestive processioni attraverso le quali il popolo dei fedeli è chiamato a rivivere i misteri della passione e morte di Gesù. Con rituali rimasti invariati nei secoli i confratelli nei loro caratteristici abiti di derivazione spagnola accompagnano i fedeli in questa rievocazione suggestiva che percorrendo le strade del centro storico di Iglesias invita al raccoglimento, alla meditazione e alla preghiera. I bambini, i giovani e gli adulti partecipano alle processioni indossando una tunica bianca di tela che copre fino al polpaccio e che è stretta in vita da un cordone, mentre il viso è celato da un cappuccio detta Visiera. A motivo di questo abbigliamento vengono detti Baballotti; termine che in sardo campidanese si può tradurre come animaletto o piccolo insetto. Coloro che appartengono all’Arciconfraternita sono detti invece Germani; termine che deriva dallo spagnolo hermano (=fratello). Il loro abito è composto da una camicia ornata da fiocchi di velluto nero e da volanti sulle spalle, sul girocollo, lungo l’apertura anteriore e nell’estremità delle maniche. Un’ampia gonna lunga fino a coprire le caviglie completa l’abito, arricchito da una fascia di seta bianca con coccarda che stringe i fianchi.